La natura ama nascondersi (Eraclito)

Il luogo può essere un bosco, o la riva di un fiume, un parco o un intimo prato.
Ma sempre discreto, appartato, avvolto da un’aura sacrale.

Il tempo è quello sospeso, ritmato da un segno rotondo di nascita, crescita, morte, rigenerazione.
Potente energia della Dea che trasforma ogni forma di vita. Da lei tutto nasce e tutto ritorna.

Varco la soglia tra un fuori distratto, e un magico dentro che chiede attenzione.
Un sogno, forse. O il ricordo di un perduto giardino incantato.

Seguo il percorso appena indicato da rarefatte parole che trascendono il titolo e sono piuttosto poesie dialoganti con le opere d’arte.

Le artiste scrivono con delicatezza i loro nomi sui sassi o sul legno quasi che, tra loro e con la Natura, non volessero distinguersi ma con-fondersi, in silenziosa sinergia comunicativa.

La Grande Madre sembra offrirsi alle sue predilette, cedendo con grazia i suoi doni:
pigne, sassetti, sabbia, terra, acqua, cortecce, liane, conchiglie, gusci, rametti, foglie, fieno, petali.

Le Piccole Madri, custodi gentili e severe della Dea creatrice, si prendono cura di ogni più piccolo dono.
Con mani esperte ed antica sapienza lo raccolgono, ri-creano, trasformano, trasfigurano.
Intrecciano trame, figure, tessiture, geometrie.
Ogni cosa diventa sorprendentemente altro, oltre, di mitico, simbolico.
Vortici, spirali, cerchi, chevron, occhi, cosmiche uova. Costruzioni materne che riportano al centro della vita e alla vita stessa, sempre cangiante.
Ogni gesto è un fedele fare creativo , un’ attiva relazione e reciprocità incondizionata con la Natura .
Fragili e resistenti installazioni sospese nell’aria, tra i rami, o striscianti per terra, o sul tronco contorto (movimenti sensuali!), evocano presenze, suoni, umori, odori buoni, antichi, veri.
E danze leggere, passaggi di luci, di ombre. Atmosfere incantate. Vibrazioni interiori.
Di certo un duro lavoro. Passione, costanza, intuizione, pazienza, fatica, gioia. Un duro lavoro.
Di certo hanno molto guardato, ascoltato, atteso, sperimentato. Rinnovati atti d’amore.

Ma la mia riconoscenza non è tanto per questo. Neppure per il godimento estetico o la riflessione etica.
Sto bene, fra le loro opere.
Quando “ esco” dai loro percorsi mi sento diversa, più vera, più libera. Leggera e pensante.
Come in un rito di passaggio ( un atto di purificazione!) ritorno cambiata nel mondo.
E non sono più sola ma partecipe di un grande disegno, di un’infinita rete di corrispondenze.
E la morte non mi fa più paura perché, come una foglia o una pigna, o le loro creazioni artistiche, ritorno nel grembo caldo della Dea Madre.

Proprio questa io credo sia l’arte. Deve far cambiare e coinvolgere anche lo spettatore.
Deve commuovere, nel senso più originario del termine: mettere in movimento.
E le donne del bosco riescono, sempre, a commuovere.

Aldina De Stefano

2005

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